Clarice Lispector |
E non piango, se un giorno sarà necessario, griderò, Lori.
Sono in piena lotta e sono molto più vicino di te a quello che chiamiamo povera vittoria umana, ma è vittoria.
Guarda tutti quelli che ti stanno attorno e renditi conto di che cosa facciamo di noi.
Non accettiamo ciò che non si capisce perchè non vogliamo passare per ingenui.
Accumuliamo cose e sicurezze perchè non riusciamo ad averci reciprocamente.
Non abbiamo allegria che non sia stata già catalogata.
Costruiamo cattedrali e ne rimaniamo fuori perchè le cattedrali che noi stessi costruiamo, temiamo che siano trappole.
Non ci consegnamo a noi stessi poichè questo sarebbe l'inizio di una vita vasta, e noi la temiamo.
Evitiamo di cadere in ginocchio davanti al primo di noi che per amore dica: hai paura.
Cerchiamo di salvarci ma senza usare la parola salvezza, per non vergognarci di essere innocenti.
Non usiamo la parola amore per non doverne riconoscere il suo intreccio d'odio, d'amore e di tante altre contraddizioni.
Teniamo segreta la nostra morte per rendere possibile la nostra vita.
Dissimuliamo con falso amore la nostra indifferenza, sapendo bene che la nostra indifferenza è angoscia dissimulata.
Dissimuliamo con la paura piccola la paura più grande e perciò non parliamo mai di ciò che realmente importa."
Non usiamo la parola amore per non doverne riconoscere il suo intreccio d'odio, d'amore e di tante altre contraddizioni.
Teniamo segreta la nostra morte per rendere possibile la nostra vita.
Dissimuliamo con falso amore la nostra indifferenza, sapendo bene che la nostra indifferenza è angoscia dissimulata.
Dissimuliamo con la paura piccola la paura più grande e perciò non parliamo mai di ciò che realmente importa."
(tratto da"Un apprendistato o il libro dei piaceri" di Clarice Lispector)
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